creativi e autoproduzione
di Marcello Napoli –
CHRISTIAN DE IULIIS “L’ARCHITEMARIO”
10 motivi per fare e non fare l’architetto e altre osservazioni.
“L’architetto fa il mestiere più bello del mondo. Perché, su un pianeta piccolo dove tutto è già stato scoperto, progettare è ancora una delle più grandi avventure possibili.” Condivido, solo che vorrei dire al collega che non a tutti è andato di culo come a lui.”
Il pensiero di Renzo Piano e il breve commento, che sarebbero in molti a sottoscrivere, soprattutto i giovani laureati in architettura della costiera amalfitana, possono darci l’assaggio di quel che è “L’architemario. Volevo fare l’astronauta”, il libro, edito da Overwiew, di un singolare speaker, disegnatore, giocatore e allenatore di basket, attore scadente, grafico e quant’altro che corrisponde al nome di Christian De Iuliis.
Nato a Minori nel 1975, l’architetto mostra una verve surreale, ironica, realistica di una delle professioni più belle del mondo. Peccato che si sia in troppi e si lavori in pochi: “Qui in costiera per i giovani sarebbe più probabile riuscire a fare l’astronauta”, racconta l’autore.
Il libro, illustrato da Roberto Malfatti, è una beatificazione patinata del mestiere di architetto. Il tutto nasce da una domanda di un ragazzo di 18 anni, che vorrebbe intraprendere questo mestiere. Da questo interrogativo shakespeariano nasce un calembour di situazioni, consigli, insinuazioni e risoluzioni. L’Italia è, o meglio era, un paese di santi, navigatori e poeti; e ora? Di allenatori di calcio, veline, politici e architetti che si adattano a fare, però, un po’ di tutto. Fosse vivo Marcello Marchesi avrebbe detto della professione: dall’arredo allo scarico della lavastoviglie intasato. 150 pagine fitte; un’edizione resa possibile dal crowdfunding tra l’Ordine degli Architetti di Salerno ed altri enti ed istituzioni.
Il libro parte da test molto più intriganti di quelli compilati da certe equipe di ministeri e ci si inerpica nei mille modi di interpretare il ruolo e la professione di architetto: dal “birillo di fila”, ovvero dalle ore e i giorni che passano tra un ufficio all’altro per farsi protocollare, firmare una carta al “piegatore di progetti”, “sollecitatore di uffici”, “recuperatore di crediti” e così via. Poi ci sono gli architetti snob, indagati, sfruttati, familiari, a gratis, il creativo e altri ancora.
Non è un vademecum e va preso tutto con qualche nota di amarezza e tanta ironia, altrimenti l’impianto letterario e l’ideale struttura può crollare come una pietra angolare mal sistemata. Sbirciando nell’indice troviamo indizi per riconoscere un buon architetto da uno maldestro; rivoluzione e sussidi per giovani professionisti; le domande più insidiose: “Quanto tempo ci vorrà per finire i lavori? Ma a quanto ammonterebbe la parcella? Va bene, ma non potremmo spostare il bagno da un’altra parte?” E le cinque prove cui viene sottoposto l’architetto nel corso della sua vita? La tuttologia; il racconto di viaggio; l’abilità pratica; l’apertura mentale; la fantasia. Tutti, luoghi comuni che l’autore chiama “boomerang”, soprattutto nella fase amorosa del corteggiamento. E l’oroscopo fatto apposta con segni come l’Unicorno, il Panda, il Polpo, il Minollo che ci ricorda Massimo Troisi e la sua gag?